Dentro i fermenti del cambiamento d’epoca


Il consultorio familiare in cammino con la famiglia per il nuovo umanesimo

genesi
Lo stretto e vivificante rapporto tra il consultorio familiare e la famiglia
, in ordine al benessere delle dimensioni valoriali e psico-affettive delle persone e delle relazioni di coppia e generazionali, attraversa gli anni che corrono dal sorgere dei consultori fino ad oggi. Questi, infatti, sono un luogo privilegiato di attenzione alla famiglia, contemplata nella globalità delle sue relazioni feconde di vita e nell’interazione delle risorse proiettive, dense di novità personale e sociali, nonché delle difficoltà reali e delle possibili problematiche che le accompagnano.

 

Le porte dei consultori si aprono ad ogni persona che si interroga sulla inalienabile dimensione familiare che ella sperimenta nel momento contingente e nella storia della propria vita e che ad essi si rivolge nella ricerca di aiuto nel portato del suo vissuto di attese, aspirazioni, incognite, sofferenze, prese in carico in un ambiente umano e professionale accogliente, collaborativo e stimolante.

 

Le problematiche riguardanti la famiglia che muovono la vita civile e sociale di questi nostri tempi mettono in evidenza l’importanza della famiglia con i suoi significati squisitamente umani, pur se talvolta appare messo in discussione il valore attribuito alle relazioni familiari sia sponsali che generative, delle quali spesso se ne riduce la portata in ordine alla costruzione del soggetto e della comunità sociale. La famiglia non è, infatti, un bene di rifugio, bensì il bene ideale di investimento e di promozione dell’umanità individuale e universale. In essa, il soggetto individuo, l’uomo e la donna, nasce, cresce e si forma e, con l’età, compie scelte di vita, si proietta al suo ruolo nel mondo e, soprattutto, introietta in modo diretto e immediato modelli e comportamenti che lo orientano riguardo alla nuzialità ed alla genitorialità, contribuendo a rinnovare e trasformare il mondo nell’intima ricerca del bene, nonostante il male che ci circonda, ci condiziona e, a volte, sembra sopraffarci.

 

Il consultorio familiare si fa compagno di strada della famiglia verso il bene umano che motiva, supera e porta a compimento, nel loro insieme, sia la famiglia che lo stesso consultorio. È la comune ricerca del bene relazionale, sponsale e generativo autenticamente umano, condotta nella traduzione pratica dei valori e degli ideali, che mette in movimento sia la famiglia che il consultorio. Entrambi contribuiscono alla costruzione della storia dell’umanità personale, sovra personale e, di rimando, universale, nella preziosità del momento contingente, che comunque proietta ad un futuro. Queste storie personali e personalizzanti non sono soggette al fato, alla cieca casualità, al vuoto esistenziale disperante, ma esigono e sono orientate ad una ragione, ad un fine causale, alla pienezza dell’essere. La soddisfazione di questa esigenza e la richiesta di questo orientamento è affermato sia dall’agire interiore della persona, sia dalla proiezione della famiglia, sia dallo spirito dell’agire pratico del consultorio.

 

Sono in atto profonde trasformazioni culturali, scientifiche, tecniche e tecnologiche, i cui sviluppi applicativi sono solo in parte prevedibili, ma che pur tuttavia stanno già iniziando a modificare il nostro modo di vivere, di relazionarci, di intervenire sul mondo e di guardare la nostra stessa natura umana. La quantità e la densità di queste trasformazioni ci fanno pensare non soltanto a un’epoca di cambiamenti ma a un cambiamento d’epoca, come si esprime Papa Francesco. Basti pensare alle questioni etiche dell’inizio e del fine vita, alle piccole e grandi migrazioni, ai problemi del clima e dell’ambiente, alle guerre dilaganti con la loro ferocia contro le persone inermi, alle applicazioni delle intelligenze artificiali, ai robot umanoidi ideati per vari scopi e pensati anche al maschile ed al femminile. Senza parlare dell’ormai grande mondo di Internet che coinvolge individui, famiglie, gruppi, comunità, stati, con tutti i suoi pro ed i suoi contro e, come ogni mondo, richiede la presenza attiva, consapevole, e prospettica dell’uomo, perché non sia saccheggiato, inquinato, devastato e devastante, dominato dal potere di pochi sui molti marginalizzati.

 

In questo frangente si fa più pressante la presa in considerazione delle ricchezze che la famiglia contiene, difende e diffonde. Il che equivale al prendersi cura, al farsi carico dei luoghi, dei tempi e delle manifestazioni nelle quali prende forma fisica, morale, culturale e spirituale la nostra umanità. La famiglia, infatti, è al contempo protagonista delle radici e del futuro del genere umano. Non ci può essere nuovo umanesimo senza la famiglia. Questa affermazione non è una benevola e bonaria concessione fatta a priori alla famiglia, ma la constatazione storica del fatto che la famiglia si è costantemente conquistato e continua a conquistarsi il suo terreno, il suo ambiente ed il suo futuro, mentre il mondo intorno cercava e cerca spesso di negarla. Famiglia che significa, concretamente, il progetto di un uomo e di una donna di rigenerare l’umanità, dando significato, spazio e prospettiva alla profondità proiettiva del proprio essere uomo e donna e, al contempo, doloroso ed intimo soffrire, secondo le sue varie reazione emotive, quando tale progetto non si può realizzare o non si realizza come desiderato in se stessi e per se stessi, nell’altro e per l’altro, nei figli e per i figli.

 

È un bene che nella nostra società, attraversata da problematiche politiche, economiche e da nuove istanze umane e civili, ancora una volta torni ad emergere la questione famiglia. Questa questione riguarda sia l’ambito della cultura che del vivere nella pratica la scelta di fare famiglia, con la sua carica di risorse, di simbolismi, di proiezioni affettive, di sfide raccolte ed affrontate, oppure negate, ignorate, eluse.

 

La crescente denatalità da cui siamo afflitti da anni in Italia, e non solo, con la sua varia fattorialità, non riducibile a motivi puramente economici e con una consequenzialità diversificata, forse è l’aspetto sociale e il dato reale più eclatante dell’attuale questione famiglia. Questa serpeggiante denatalità si configura quasi come una palese denuncia, sebbene sommessa e silenziosa, di un modo diffuso di pensare la famiglia in negativo, forse indotto da falsi miti personali e sociali. Essa, mentre rileva una problematica che attraversa il sentire, il concepire e l’attuare la famiglia, appare pure come il segno del fatto che noi come società, nel suo complesso, non abbiamo saputo trovare gli strumenti giusti per salvaguardare il nostro stesso futuro, forse perché siamo stati invasi, o per lo meno disturbati, da sentimenti narcisistici o di comodo tornaconto a livello personale e sociale. Questo stallo generativo, che sa quasi di autosterilizzazione culturale, da non pochi dolorosamente subito anche se non causato, appare quasi come la punta dell’iceberg delle molte problematiche che ineriscono alla famiglia. Affrontare le problematiche familiari è prevedere, preparare e attuare soluzioni di futuro. Salvaguardare il futuro appartiene ad ogni generazione umana e la famiglia è l’agente principe, sotto l’aspetto biologico, affettivo e culturale di questa salvaguardia.

 

Ancora una volta si rinnova per noi l’esigenza di riscoprire il senso proprio della famiglia, nella sua valenza interna ed in quella comunitaria, sociale e politica. Riscoprire il senso proprio della famiglia, a partire dal senso delle persone nel suo seno, che porta a riscoprire il senso della persona, del suo primato, come soggetto inalienabile a se stesso; ma che, proprio perché cosciente e consapevole di questo, si pone in gioco con l’altro e per l’altro per la crescita umana comune, in un modo commisurato e adeguato alla persona, in un incrociarsi di rapporti, di relazioni, di scambi, di domande e di offerte di vita esuberanti, pur se non esenti da problematiche. Anzi, tutt’altro, come purtroppo ci è facile constatare.

 

Nessun soggetto, però, può né deve alienare sé stesso al proprio sé. Ciò avviene quando si pone tra parentesi il proprio valore e quando si delega ad altri, siano essi uomini, cose, eventi, istinti, tendenze, ed altre forze negative, la propria dignità, la propria volontà, la propria ricerca di libertà e verità. Come pure, nessun altro soggetto può né deve alienare l’altrui essere soggetto, per disporne a piacimento, per sfruttarlo, per strumentalizzarlo al piacere ed al potere, per prostituirlo, per lasciarlo morire o farlo vivere per sé. L’Uomo combatte, si confronta e si conduce in questo dramma fin dall’origine del suo dolore e della ricerca della salvezza da esso, al fine di essere e sentirsi pienamente Uomo. Poiché esso non è un soggetto astratto, ma un soggetto vivo e concreto, fatto di mente, di cuore, di carne, di spirito, che comunica attraverso un volto ed un corpo, qui ed ora. Noi, infatti, conosciamo l’Uomo, mentre lo sperimentiamo e lo leggiamo in ciascun essere umano, nei suoi frattali esistenziali, nelle concrete realtà valoriali di cui è composto e nelle virtù che egli pone in campo per raggiungere la sua pienezza. Di più, esso è uomo e donna, con il proprio volto e il proprio corpo. Esso è alterità sessuale, distinta, valoriale di suo, in sé stessa e nel relazionarsi, nel porre il proprio sé nell’altro, nel camminare insieme e verso l’altro, nel comunicarsi all’altro, nel lasciar respirare e vivere tutte le potenzialità personali, donate ed accolte, nell’immergersi dell’io nell’altro per riemergere nuovo, o per lo meno diverso, che è pur sempre principio di novità. Questa intensa attività può risultare difficile da gestire personalmente e comunitariamente se non si ha la visione e la prospettiva della dignità dell’essere umano, dell’individuo, della persona, della donna, dell’uomo.

 

Riscoprire il senso della famiglia è riscoprire il senso dell’uomo e della donna che hanno, ciascuno, valore in se stessi in quanto maschio e in quanto femmina, ma hanno valore potenziato insieme, poiché contemporaneamente e contestualmente essi pongono la vita dell’uno nella vita dell’altro, nella mente, nel cuore, nella carne e nello spirito, con tutta la portata di queste dimensioni, secondo il vissuto di libertà e consapevolezza personale. E lo fanno per sé stessi, nella loro dualità convergente e per l’altro terzo, che è l’umanità, la società, i figli, simbolo questi ultimi dell’una sola carne in perenne formazione ed edificazione.

 

L’uomo e la donna, che indiscutibilmente hanno un senso, un valore ed una forza mentre sono sé stessi separatamente, acquistano di fatto un senso, un valore ed una forza diversa quando si appartengono e, per tale appartenenza, camminano insieme, verso, per. Immediatamente per realizzare l’uomo e la donna che essi stessi sono, in tutte le dimensioni di mente, di cuore, di carne, di spirito. Poi, mediante questo, tutto il resto che pensano, amano, sentono, anelano per sé stessi, per gli altri, per il mondo. Per questo si accolgono e si donano, si scambiano gli anelli, si danno la mano destra mentre si promettono la vita insieme, con le molte speranze variamente attese, con l’impegno di amarle insieme, fiduciosi l’una dell’altro, lanciando con il cuore, l’anima e il corpo il mistero umano dell’uno nel mistero umano dell’altra, cosa che sa già di metastoria e di trascendenza, nonostante i limiti del giorno dopo giorno, che ci fanno soffrire nel cuore, nell’anima e nel corpo. Limiti la cui consapevolezza, la cui considerazione e la cui presa in carico può essere la via e la scala per procedere oltre.

 

L’uomo e la donna che si tengono per mano manifestano unione, per andare senza prevaricare l’altro, allo stesso passo, per comunicare e scambiare energia, sensazioni, sentimenti, sicurezza. Dentro di sé e intorno. Questa non è soltanto un’immagine, è ormai una modalità abituale, quasi un costume sociale nei nostri giorni, nelle nostre strade, tra uomini e donne di qualsiasi età. Sappiamo quanto riserva la vita in quel tenersi per mano nelle sue alterne vicende che sanno di desideri e di accettazione del limite, di aspirazioni e di condizionamenti, di inadeguatezze, di ostacoli, di prove, di sfide, di dolcezze ed amarezze, di sentieri scoscesi, di risalite nella fatica, di soglie e di gradini al nuovo. Sappiamo pure le sofferenze, il dolore, i drammi quando quelle mani si lasciano e non si stringono più, o non riescono a stringersi più, con la mente, il cuore, la carne e lo spirito. Sappiamo il male che si vive dentro di sé e intorno per i tanti progetti mancati ed i sogni infranti, per gli aneliti di bene venuti meno e indotti a ricollocarsi. Ricollocamenti che richiedono reinvestimenti, riconversioni che non sempre hanno esiti positivi e di rinnovata fiducia nella vita.

 

Al netto del narcisismo e del titanismo di cui individualmente o collettivamente possiamo essere tentati, salvo fare i conti con le corrispettive conseguenze, la famiglia è chiamata ancora una volta, ancora oggi, a riprogettare e a ricostituire il tessuto umano originario. Ciò significa lavorare a ordire e ad imbastire, nell’agire spontaneo e nell’agire impegnato, le relazioni tra persona e persona che fondano la vita stessa dell’umanità, come pure quelle speciali che ciascun uomo e ciascuna donna cerca per la salvezza propria, che intuisce che non può che essere comune, partecipata con l’altro, pur se variamente e perfino falsamente percepita ed attesa. Salvezza che chiama in causa una profonda affettività e che richiede la consapevolezza della verità, della libertà, della bontà e della volontà. Richiede in fondo la partecipazione di tutto l’essere, nell’unitotalità del suo esistere, che tende con tutte le proprie forze possibili alla felicità della pienezza della vita, oggetto dei desideri semplici ed altissimi coltivati nel cuore e nella mente.

 

La storia quotidiana dell’umanità, sotto questo aspetto, in fondo, è contrassegnata da come ciascuno dei miliardi di donne e di uomini, fin qui vissuti e che vivranno, si è rapportato e si rapporterà in ordine al suo personale vivere la famiglia. Questa è la più alta traduzione sociale della profonda affettività originaria che cerca, attira ed unisce l’uomo e la donna ed è la realtà più coinvolgente per rispondere a quei desideri semplici ed altissimi che abitano l’anima ed è la realtà che dà loro sostanza, forza e speranza per camminare nel mondo. La tensione della reciproca e perenne convergenza dell’uomo e della donna è principio ugualitario di salvezza per entrambi. La dimensione familiare, costitutiva e costituente l’Umanità, non è indifferente all’uomo ed alla donna e non è aliena alla persona. La famiglia infatti, nella sua perennità costruttiva della storia, è il futuro della persona e dell’umanità. Chi mette su famiglia mette su futuro. È la cancellazione del futuro, carico di emozioni, passioni, progetti, impegni e doni mancati, che fa stringere il cuore davanti ai bambini variamente rifiutati, vessati, strumentalizzati, comperati, venduti, mortificati.

 

La famiglia è il dato inoppugnabile dell’esistere umano. La inoppugnabilità viene dall’esperire la forza del suo dinamismo che sfida e stimola il sapere ed il potere, come li sfida e li stimola l’amore dell’uomo e della donna, che riempie le opere e i giorni ed i poemi piccoli e grandi, lieti e drammatici, le canzoni e l’arte e la religione. Amore che riempie e muove la Storia. Da quando i primi uomini e donne si misero in cammino per vivere il mondo nei modi a loro più consoni ed i suoi continenti fino ai luoghi più remoti, salvaguardando, custodendo, proteggendo come bene più prezioso i loro piccoli e le loro madri. La forza enigmatica di queste ha calamitato l’attenzione ed ha motivato l’applicazione delle tecniche degli artisti delle più antiche raffigurazioni umane. La sacralità del parto ha riservato attenzioni, luoghi e cure ad esso deputate nelle diverse culture primitive e non solo. Le nostre sale parto attuali non sono forse anche un luogo-tempo pervaso dall’incontro col mistero della vita e del suo passato-presente-futuro? Mentre la conoscenza dell’universo della maternità continua ad essere luogo di scoperte sorprendenti per le scienze moderne. Ci troviamo quasi davanti ad una sublimazione, attraverso il bello ed il buono, di un unicum continuativo che unisce insieme la ricerca degli utensili per la sopravvivenza dell’uomo primitivo e la più alta tecnologia dell’uomo di oggi.

 

L’immagine della famiglia in cammino ci appare come il volto reale e la parabola del suo dinamismo in questo nostro cambiamento d’epoca, non soltanto nella nostra società italiana ed europea, ma anche mondiale. Quell’immagine è la raffigurazione delle persone, delle famiglie e delle associazioni che raccolgono la sfida ed affrontano la questione famiglia con convinzione, fiducia e speranza, simile a lievito madre che fa fermentare la massa.

 

Il consultorio familiare, le cui origini, come sappiamo, si rintracciano a Milano nella sollecitudine di un prete e di alcuni laici per venire incontro alle famiglie necessitate in una Europa dilaniata dalla guerra, una volta che negli anni è stata riconosciuta la sua grande portata ed incisività sociale, è stato istituzionalizzato dalla società civile e da quella ecclesiale. Esso abita la mente, il cuore, la carne e lo spirito della coppia e della famiglia, immerse nella realtà multidimensionale del loro vivere. Il consultorio familiare si pone accanto alla famiglia in cammino verso sé stessa e verso gli altri per costruire sé stessa e la società, per rafforzare la famiglia e fortificarla. E con esso le associazioni dei consultori, luoghi in cui i consultori si riconoscono chiamati insieme alla missione famiglia. Missione tradotta da ciascun consultorio nello specifico del proprio territorio, e tradotta dalle loro associazioni nella sinergia sovra territoriale. Di tale sinergia ciascun consultorio fruisce i benefici e dovrà tenere conto se vuole potenziare la sua stessa opera e l’incisività per il bene delle famiglie, le quali oggi conoscono un estremo dinamismo che coinvolge la vita del singolo al suo interno, soprattutto nella delocalizzazione del rapporto casa-scuola-lavoro, non di rado estremizzata, con dispendio di energie, di tempi reali e mentali, che mettono alla prova le relazioni familiari, bisognose sempre più spesso di grande e motivata forza interiore perché permangano vive e vitali.

 

copertina mappaÈ simbolica sotto questo aspetto l’attuale copertina del libretto della Mappa della Confederazione dei consultori familiari d’ispirazione cristiana, che ospita al suo interno anche la mappa dei consultori Ucipem. Essa mostra una famiglia in cammino. Pur se questo soggetto è ripreso da altri contesti, qui suggerisce la famiglia in cammino verso l’Italia. Un’Italia multicolore, dove i territori si caratterizzano, si inoltrano e si agganciano tra loro, quasi a significare distinzione difficile da definire e unione difficile da separare. L’ideale tenersi per mano dell’uomo e della donna si trasmette nel tenersi per mano con i figli e tra i figli. Tenersi per mano in famiglia. Anche qui verso, per. In cammino verso l’Italia, per l’Italia. Territorio, comunità, civiltà, cultura, porzione di umanità nell’umanità universale, ponte verso nuovi luoghi aperti, anelito delle persone di buona volontà verso un mondo di pace. Famiglia in cammino anche per tenere uniti e ricucire costantemente i tessuti di ciascuna di queste realtà.

 

Il consultorio familiare è di grande supporto nella ricostruzione dei tessuti sociali a partire dalla famiglia, riproponendo gli ideali di questa nella concretezza del vissuto delle persone e dotandola degli strumenti opportuni per mettersi o rimettersi in cammino. Il consultorio familiare, infatti, nel suo complesso, è il luogo e l’agente di uno sforzo e di un intento educativo di alto livello, poiché non si rivolge soltanto ai singoli, e neppure ad una comunità omogenea, bensì ad una comunità in perenne mutazione nella quale interagiscono sì i singoli, ma in quanto uomo, donna, sposo, sposa, marito, moglie, padre, madre, figlio, figlia, fratello, sorella, in una interazione variamente paritaria in dignità e portata affettiva, ma anche tipica tra sessi, ruoli e generazioni. Il consultorio familiare lavora per il nuovo umanesimo al centro del quale c’è la famiglia, come comunità ideale e reale di soggetti personali, l’edificazione dei quali è l’istanza ultima delle sinergie delle relazioni familiari, caratterizzate dagli affetti nel reciproco dono dei beni vitali esistenziali, pur se talvolta o spesso variamente problematizzati.

 

Il consultorio familiare d’ispirazione cristiana lavorando per la famiglia lavora per il bene dell’umanità, per il bene della società civile, per il bene dello Stato, e, seppure indirettamente, poiché cura aspetti e problematiche riconducibile alle scienze dei rapporti umani come tali ed alla promozione della qualità di essi, lavora anche per il bene della Chiesa e della sua attività evangelizzatrice, per il bene della comunità cristiana e dell’umanità redenta, come del resto avviene per le istituzioni che operano nel campo ospedaliero ed in quello scolastico. Se non altro per la testimonianza semplice di operosa adesione al Vangelo e di intraprendenza e sollecitudine per la famiglia presso gli utenti che bussano alla sua porta, di qualsiasi credo religioso, anche ateo. Esso lavorando per la famiglia, come lavora per il bene generale, universale e particolare, territoriale della comunità umana, così collabora al bene della comunità ecclesiale sia universale che locale, tanto di categorie, come sposi, fidanzati, giovani, studenti ecc, quanto delle singole persone, nell’immediatezza del loro vivere e delle loro relazioni. Non di rado esso è chiamato a collaborare, secondo il suo specifico, in particolari iniziative ecclesiali e pastorali, come è coinvolto per la qualità delle sue professionalità specialistiche a collaborare con enti pubblici in settori ed attività di particolare interesse sociale.

 

Nella persona che il consultorio accoglie, prende a cuore, promuove e ridona a se stessa ed alla sua comunità, la società civile e la società ecclesiale si incontrano, si danno reciprocamente senso e motivo d’azione, nella distinzione, nella sinergia e nella responsabilità di impegno e nobiltà che deriva dalla realtà, dai valori e dagli ideali, rispettivamente, della creazione e della redenzione. Da ciò ne scaturisce l’impegno per il consultorio familiare d’ispirazione cristiana e per le loro associazioni, attraverso la formazione costante degli specialisti che in esso operano, di approfondire i contenuti, le questioni e le problematiche riguardanti la sfera umana e quella religiosa nel rispetto di ogni credo e delle consuetudini ad esso legate e, per i contesti sociali e culturali in cui agiscono, quella cristiana in particolare.

 

La famiglia in cammino è il volto reale della famiglia, che nei suoi giorni e nel condursi verso il suo progetto attraversa momenti e circostanze liete e tristi, entusiasmanti e, come sappiamo, anche problematiche, per la rottura fisica, affettiva, spirituale delle relazioni e dei legami. Ma è pure metafora per la famiglia stessa che deve sapere o imparare a guardare avanti, verso orizzonti di fiducia e di speranza. È metafora per la società tutta, che non può e non deve ripiegarsi su sé stessa ma ha il compito di saper costruire un’umanità che rispetti, protegga e stimoli ogni uomo ed ogni donna e la loro proiezione a potenziare reciprocamente la personale appartenenza al proprio sesso e quella a generare nuova vita. E mentre per il consultorio familiare la famiglia in cammino è campo proprio di lavoro, per lo stesso è anche metafora, poiché si deve mettere sempre in gioco, traendo anticipazioni nella società dalla realtà che legge, cura e rilancia nella famiglia e per la famiglia.

 

La via della somma dignità, del senso e del primato dell’essere umano, in una con quelli della persona, del senso e della somma dignità dell’uomo e della donna, del senso del loro tenersi per mano, del senso dei figli, del senso del loro camminare insieme, è una strada che il consultorio familiare può percorrere per adeguare l’applicazione delle sue scienze, delle sue esperienze, delle sue metodiche, delle sue tecniche alle aspirazioni, alle esigenze, alle problematiche che le persone, le coppie e le famiglie vivono in questo cambiamento d’epoca. Cambiamento d’epoca in cui siamo immersi, nel quale la dimensione familiare di ciascuno di noi vissuta, desiderata e costruita, deve rimanere al centro degli interessi personali e sociali, dovutamente consapevoli anche di quante superficialità, drammi, soprusi, sperequazioni e ingiustizie possono manifestarsi in essi, come di fatto sono presenti.

 

Le storie personali e la storia dell’umanità esigono un orizzonte di benessere e di salvezza che vinca i mali che le affliggono. Ogni cuore di donna e di uomo infatti insegue la felicità, come esigenza suprema dell’esistenza e come stato di somma giustizia per l’essere. Felicità sottesa tra l’infinita nostalgia della bellezza e della purezza della cosa molto buona dell’Eden e dei suoi ideali equivalenti e la ricerca della salvezza dal male che fa della vita di coppia una cosa nuova costruita giorno per giorno che rallegra chi la vede.

 

Il consultorio familiare è luogo di discernimento di ciò che è buono e giusto per il benessere dell’uomo e della donna e della loro vita insieme ed è luogo di accoglienza disinteressata che lenisce e cura ferite inferte dalla vita. Esso, nel suo piccolo e con il suo umile ma entusiasmante lavoro, può contribuire ad indicare quell’orizzonte di salvezza all’amorosa libertà dell’uomo e della donna che si affidano l’uno all’altra, nella promessa reciproca che proietta la vita in avanti, nella realtà che viene loro incontro, nell’attesa di compiere ogni desiderio coltivato insieme e nell’impegno e nello sforzo di cercare la bellezza e la verità della vita nella loro coesistenza feconda.

 

Pantaleo Nestola

Roma, 4/10/2019 Festa di San Francesco, Patrono d’Italia

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